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2013

Wrangell-St. Elias

Nikon D90 e Nikkor 18-200

8 Agosto 2013

Anziché proseguire lungo la Highway 2 per raggiungere Paxson, decidiamo di tornare indietro sulla Highway 3 e, all’altezza di Cantwell, prendere la Denali Highway. E’ una strada sterrata molto panoramica, chiusa d’inverno, che ci permette di godere veramente della bellezza selvaggia dei panorami dell’Alaska. Fiumi, laghi, foreste infinite, monti cesellati da immensi ghiacciai.

Raggiunta Paxson torniamo sull’asfalto e raggiungiamo Glennallen e prendiamo le nostre stanze al Caribou Hotel (link qui). Ancora una volta restiamo stupiti. Abbiamo prenotato due stanze per tutti e ci prepariamo ad una sistemazione di fortuna. Le due stanze sono letteralmente due piazze d’armi, due appartamenti completi di cucina, salotto, doppio bagno e varie stanze da letto! Ancora non siamo entrati nell’ordine d’idee che qui hanno spazio in abbondanza e le case sono per questo anche loro immense. Dopo esserci quindi sistemati e fatti una doccia decidiamo di fare un giro per cercare un pub. Se Fairbanks era ancora una cittadina come la intendiamo noi, Glennallen si rivela ben diversa. Sebbene l’albergo sia in centro non ravvisiamo nessun vero agglomerato urbano. Case sparse lungo la strada principale e sicuramente lungo le traverse. Ma mai un vero centro città come l’indentiamo noi. Comunque troviamo il pub e chiudiamo in allegria la serata.

9 Agosto 2013

Prima sosta della giornata a Copper. Un cartello all’ingresso del villaggio dice: 12 abitanti (d’inverno)! Tu scendi dall’auto e ti guardi intorno pensando a questo cartello… vedi queste case in legno, il prato curato davanti la casa con il classico pick-up parcheggiato. Poi ti fai due passi, giri dietro la casa e nel giardino posteriore trovi o un gatto delle nevi o una motoslitta comodamente adagiati sull’erba. Ed inizi ad avere un’idea più chiara di cosa possa voler dire vivere d’inverno letteralmente isolati nel nulla 🤷🏻‍♂️ Aggiungo che buona parte delle persone che incontriamo non sono nate qui, ma ci sono venute a vivere apposta per vivere isolate!

Comunque Copper ha un pub pieno di pelli d’orso e palchi di corna ed un piccolo museo dedicato alla corsa all’oro. Di fronte una pompa di benzina vintage abbandonata.

Tappa successiva Chitina dove dormiamo al Chitina Guest Cabins (link qui) e qui è iniziata un’avventura nell’avventura. Abbiamo conosciuto il proprietario della struttura: Micheal detto Mike.

Mike è un indiano della Nazione Apache. Il suo nome indiano è Due Piume. Ci racconta che lui è un Apache purosangue e che era andato vent’anni fa in Alaska per commerciare legname. Qui ha conosciuto una donna bianca ed ha rotto la purezza della linea di sangue della sua famiglia per sposarla, anche se ci tiene a sottolineare come sebbene lei sia di Minneapolis abbia comunque origini svedesi. Non comprendiamo bene l’importanza per lui di questa frase finché non prosegue il suo racconto. I genitori di Mike erano indigenti, avevano più figli e si spostavano sovente all’interno degli Stati Uniti per sfuggire ai servizi sociali che avrebbero voluto dare i bambini in adozione. Mike è rimasto segnato da queste vicende e reputa di avere un conto aperto con il Governo Federale. Un esempio banale: non beve birra americana, Bud o Miller per esempio, ma Alaskan Beer: Alaska’s not America dice Mike! Lui e la moglie hanno due figli ormai grandi che sono via a studiare. Mike ci fa visitare casa sua. Qui d’inverno fa -30 e la neve sommerge tutto, e lui si è attrezzato anche con una mini palestra all’interno di casa. La sua casa e le cabins dove dormiamo le ha costruite con le sue mani, con alberi abbattuti da lui e con materiali riciclati. La cosa più affascinante delle nostre sistemazioni sono le maniglie dei bagni (esterni) fatte con palchi di alce! Mike conclude il suo racconto dicendo che con la moglie vorrebbero trasferirsi in Europa, in Svizzera. Ma anche lì lui manterrà sempre il suo conto aperto con il Governo: my war’s not over. Immagino che boicotterà fino alla morte tutto ciò che sia made in USA (anche se questa storia che l’Alaska non sia America ci lascia un po’ perplessi. Vi assicuro che è moooolto provincia americana negli usi e costumi) 😅

Mike ci racconta che lui e la moglie sono gli unici legalmente sposati a Chitina. Gli altri – la popolazione ammonta a 60 persone di cui 30 bambini – sono nativi Tabaska. E a Mike non piacciono. Sono indolenti. Ci racconta che quando i bianchi arrivarono a Chitina videro che i nativi mangiavano in piatti di rame. Chiesero allora lumi sull’origine del rame ed i Tabaska mostrarono loro la miniera che si trova poco distante a McCarthy. Dato che i nativi non conoscevano il denaro, vendettero ai bianchi la montagna per qualche regalia. I loro discendenti ora vivono dei sussidi statali – una casa ed una piccola rendita. Non si sposano ma convivono, cambiando partner senza curarsi troppo della paternità dei figli. Mike li disprezza per questo: non hanno orgoglio, not proud. La moglie di Mike, che nel frattempo ci ha raggiunto, non si esprime. Lei lavora in ambito sanitario ed ha a che fare con i nativi tutti i giorni e forse è più indulgente con i suoi vicini del suo orgoglioso marito.

Mike ci chiede di accompagnarlo al fiume: prenderemo qualche salmone e lui ce lo cucinerà sul barbecue in giardino. Entusiasmo generale! Sul fiume ci sono delle fish wheel. Le pale girano spinte dalla corrente e catturano i salmoni. Mike ne recupera un paio e li sfiletta al volo – ci sono dei banchetti con coltellacci annessi sul bordo del fiume. Conosciamo anche un amico di Mike. E’ lì con la figlia, loro vivono ad Anchorage ma vengono qui d’estate. E’ di origine algerina, ha vissuto a Los Angeles, poi era andato a Barrow sulle piattaforme petrolifere. Perchè sei andato via da LA? gli chiedo. Too many people mi risponde 🤷🏻‍♂️

Non siamo soli. Lungo il fiume ci sono gruppi organizzati di pescatori. Qui l’acqua è torbida e si pesca con i retini – anzi i retoni viste le dimensioni 😎 Chi non è sulle sponde del fiume è intorno ad un camion attrezzato per la sfilettatura: file di lavelli dove si preparano i tranci di salmone per il congelamento. Incontriamo anche dei cacciatori. Chiediamo di quali animali vadano a caccia: capre di montagna ci rispondono loro… Torniamo da Mike che ci cucina il salmone fritto nel burro o arrostito sul barbecue. Ovviamente abbiamo comprato Alaskan Beer per innaffiare la cena!

10 Agosto 2013

Raggiungiamo McCarthy, 31 abitanti (io mi sono sempre chiesto se quel numero dispari fosse dovuto ad una famiglia con un figlio o ad un single 🤷🏻‍♂️). Ma non siamo in inverno e questa è una località turistica, per cui ci sono tantissime persone. Siamo all’interno del Wrangell-St. Elias National Park (link qui), il più grande parco nazionale dell’Alaska. Una cosa immensa, tipo che dovreste mettere insieme Yellowstone, Yosemite e la Svizzera per raggiungerne la dimensione!

Noi ci limitiamo ad andare sul Root Glacier e ci affidiamo ad Anna e Ben del St. Elias Alpine Guides (link qui) per farlo. Questo ci consente di avere i ramponi da ghiaccio e due guide esperte che possano spiegarci i dettagli dell’immenso ghiacciaio su cui saliremo. Fa caldo e, zaino in spalla, ci avviamo lungo un sentiero che costeggia un canalone. Le guide ci spiegano che a causa dei cambiamenti climatici ora il canalone è vuoto ma, in passato, il ghiacciaio scorreva al suo interno. Raggiungiamo anche la famosa miniera di rame di cui ci aveva parlato Mike, le Kennecott Mines (link qui). Ora è esaurita e la struttura di legno rosso ormai cadente è un affascinante testimonianza di archeologia industriale. Però per molto tempo è stata la più grande miniera di rame dell’Alaska.

Al termine del sentiero la temperatura precipita sui 4 gradi e ci troviamo di fronte una collina di ghiaccio. Tiriamo fuori giacconi, cappelli e sciarpe, montiamo sotto i nostri scarponi i ramponi da ghiaccio e l’escursione prosegue senza problemi. Anna e Ben ci fanno vedere le parti più nascoste del ghiacciaio – c’è anche un laghetto di fusione al suo interno – e con i fornellini a gas ci preparano anche un the o un caffè solubili ☕️

La sera prendiamo posto al Kennicott River Lodge (link qui) e trascorriamo la serata al Golden Saloon (link qui) di McCarthy per il crazy party. Il Saloon risale ai tempi della miniera di rame e merita sempre una visita. Stasera poi… 😂 Calcolando che a carnevale qui ci vivono appunto 31 persone, fa -30 e ci sono metri di neve… lo si festeggia ad agosto quando è pieno di turisti. Reincontriamo Anna e Ben che indossano buffi vestiti adatti all’occasione, con cappellini ed altri ammennicoli.

11 Agosto 2013

La mattina prima di ripartire ci dedichiamo ad una visita di McCarthy.

Con sempre in testa i 31 abitanti invernali, ci aggiriamo per una cittadina deliziosa, piena di casette in legno dalle facciate arredate con palchi di corna e molta fantasia.

La strada per Valdez è lunga e ci fa passare accanto ad enormi ghiacciai per poi addentrarsi in gole circondate da ripide pareti di roccia solcate da sottili cascate che precipitano dall’alto. Affascinante.

Valdez è il terminal petrolifero del TAPS (Trans Alaskan Pipeline System), l’oro nero che sostenta tutto lo Stato. Lo Stato infatti redistribuisce le royalties dovute al passaggio dell’infrastruttura a tutti i suoi cittadini (sono 600.000 in tutto, di cui la metà vive ad Anchorage). Questo ci spiega anche come facciano alcuni a vivere abitando nel nulla più assoluto praticamente senza un lavoro. Valdez sorge in una zona avvolta spessissimo dalle nebbie ed al nostro arrivo ha infatti un che di spettrale. La natura e le infrastrutture petrolifere avvolte dalle nebbie hanno un fascino gotico che ci cattura. Dormiamo al Keystone Hotel (link qui). Nome ironico… Immaginate un hotel che sembra un agglomerato di container. Entrate e la signora della reception vi avverte che le serrature di tutte le stanze sono difettose: se tentate di chiuderle con la chiave, la chiave si spezza. Lo ribattezziamo Keybutter Hotel 😂

12 Agosto 2013

Sorpresa! Oggi è una giornata magnifica e c’è un sole splendente. Decidiamo di goderci il panorama dal Solomon Gulch Trail, un sentiero che porta ad una diga e ad un belvedere sulla baia di Valdez.

Parcheggiamo le auto presso la foce di un torrentello dove si accumulano così tanti salmoni che tentano la risalita che due bimbi li pescano praticamente a mani nude! Il sentiero è semplice e la vista non è certo eccezionale – alla fine Valdez è un porto commerciale.

Nel pomeriggio decidiamo di prendere un elicottero per atterrare sul Worthington Glacier. Un volo spettacolare ed un’esperienza unica. Soldi veramente ben spesi!

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